quarta-feira, 14 de maio de 2014

CABELOS DE LUCRÉCIA BÓRGIA - ARTIGO DO CORRIERRE DELLA SERA


Alfredo Ravasco, Teca contenente
 i capelli di Lucrezia Borgia, Milano, Biblioteca Ambrosiana.
Ciocca di capelli di Lucrezia Borgia

          Nella Pinacoteca è custodita una lunga ciocca di capelli dorati di Lucrezia Borgia e una serie di lettere tra Lucrezia e l’amato Pietro Bembo, letterato e poi cardinale. Si racconta che Lucrezia avrebbe dato la ciocca in pegno al Bembo, ma non esiste riscontro storico. Certo è che la ciocca, custodita nella Pinacoteca già nel 1685, durante l’Ottocento divenne una sorta di reliquia pagana, richiamando numerosi letterati e poeti che passavano a Milano.


L’inconsueto reperto è esposto 
a Padova nella mostra dedicata a Pietro Bembo.

          Era un pegno d’amore, la ciocca di capelli biondi che Lucrezia Borgia fece avere a Pietro quando questi era ad Ostellato, vicino a Ferrara, e lei moglie di Alfonso d’Este. Tra Pietro e Lucrezia scoppiò un amore delicato e bruciante: Bembo non si separò mai da questi “fili d’oro” che nel tempo nulla hanno perso della loro straordinaria lucentezza, come notava il poeta Byron.




INDOVINA DOV' È LA «RELIQUIA», 300 ANNI DOPO, ENTUSIASMÒ LORD BYRON: «MAI VISTI DI COSÌ BIONDI»

La ciocca di capelli di Lucrezia Borgia

          «Sono i capelli più biondi che si possano immaginare e che mai ho visti di così biondi», scriveva il poeta romantico inglese lord George Gordon Byron a proposito della ciocca di capelli di Lucrezia Borgia (1480-1519) che vide a Milano quando, ventottenne, vi giunse nell' ottobre del 1816. All' epoca i capelli erano chiusi in un cofanetto di vetro conservato assieme alla corrispondenza amorosa intrattenuta dalla figlia del papa Alessandro VI, il valenciano Rodrigo Borgia, con il letterato e poi cardinale Pietro Bembo. Tre settimane dopo, da Verona, Byron scriveva ancora all' amico John Murray dicendogli che era riuscito a corrompere il custode dell' Ambrosiana e a farsi dare uno di quei capelli e che lo teneva «come una reliquia». Tanto entusiasmo si può forse spiegare con qualche affinità fra la leggenda più tenebrosa di Lucrezia, presunta amante del padre e del fratello, e la spregiudicata vita di Byron, accusato di una relazione incestuosa con la sorellastra Augusta Leigh, accusa che costò al poeta l' allontanamento dall' Inghilterra. Da allora, per tutto l' Ottocento, la ciocca divenne una passione feticistica, uno dei miti romantici, nonché la principale attrazione di letterati e poeti che passavano a Milano. Nel 1845 «la reliquia» accende la fantasia di Gustave Flaubert, l' autore di Madame Bovary; dieci anni dopo fa sognare i fratelli Edmond et Jules de Goncourt e si narra che il principe Giorgio di Prussia avesse inviato a Milano due ufficiali per ammirare la ciocca e farne un resoconto. Ma come sono arrivati questi capelli a Milano? Esattamente non si sa: alcune fonti dicono che la ciocca fosse stata ritrovata fra le carte del Bembo, ma nel 1859 il conservatore del museo dove è custodita, escludeva la circostanza. L' unico fatto certo è che la ciocca è presente negli inventari manoscritti fin dal 1685. Nel 1928, non senza un po' di fastidio per tanto interesse feticistico, si decise di trovare un espositore adeguato alla bionda ciocca e Alfredo Ravasco, scultore e gioielliere molto in voga nella Milano degli anni ' 30, realizzò l' attuale teca (alta 30 centimetri) con una base in malachite e ai due angoli inferiori, appesi ad una catenella di perle, due medaglioni con l' insegna araldica dei Borgia: un toro. Avete indovinato dove si trovano questi capelli che l' innamorato Bembo celebrava come «più simili ad oro che altro»? Francesca Bonazzoli LA RISPOSTA: La ciocca di capelli è conservata alla Pinacoteca Ambrosiana, piazza Pio XI, Milano, ore 10-17,30; lunedì chiuso, tel. 02.80.69.21; ingresso euro 7,50, venerdì gratuito.
Bonazzoli Francesca - Pagina 51 (12 agosto 2004) - Corriere della Sera - tendesse utilizzare il Servizio deve limitarsi a farlo per esigenze personali e/o interne alla propria organizzazione.

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